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Istria, settembre 1677. L'ex seminarista e contrabbandiere Nadal Pis'cianz da Montona, imbarcato come galeotto su una galera veneziana, è catturato e venduto come schiavo ai turchi. Diventato musulmano e affrancato dalla schiavitù, s'arruola nell'esercito ottomano in marcia dai Balcani verso i confini dell'impero austro-ungarico, per porre Vienna sotto assedio. Gratificato di virtù divinatorie, Nadal diventa il consigliere del pasha di Podgoriza, accanito fautore della manovra a tenaglia come tattica di guerra, e in tale veste lo segue in una temeraria missione che, risalendo l'Istria e la Carniola, s'incarica di prendere alle spalle l'esercito imperiale mentre è aggredito frontalmente dall'armata del Gran Visir Kara Mustafà. Tra raffiche di bora e bufere di neve, scaramucce e battaglie, attività spionistiche e travagli sentimentali, musiche di fanfare e garrire di stendardi, prodromi di guerra batteriologica e paradossali colpi di scena, la missione avanza vittoriosa verso l'Austria, soprattutto grazie alle invenzioni che Nadal Pis'cianz anticipa di due o trecento anni con disarmante inconsapevolezza. Giugno 1683, la lunga marcia dei turchi raggiunge la Stiria e il suo epilogo. Nadal, da molto tempo irretito dall'amore per la dolce Natasha, puttana di ruolo al seguito della truppa, e fiero d'esser stato nominato giannizzero per meriti scientifici, non può che condividerne il destino. O quasi.